domenica 12 aprile 2020

I messaggi di padre Enrico - Settimana Santa #34

Sabato 11 aprile 2020

Sabato Santo



Amiche e amici carissimi e preziosi, Buona Vigilia della Pasqua!

Oggi siamo invitati a contemplare il silenzio e il lutto.



Eccoci giunti al Sabato Santo, unico giorno dell'anno in cui la Liturgia non prevede nessun Rito.

La Chiesa tace assorta.

Silenzio che invita a riflettere: perché questo dramma? Come mi tocca?

Dolore che chiede di essere accolto e vissuto per dare profondità alla fede.

"Fuori dall'accampamento, oltre le mura della città", ne parlavamo ieri, non è solo indicazione geografica ma anche segnale di zona non custodita, estranea, dove c'è pericolo, senza protezione, appunto per gente infida; quindi giusta per i condannati, per le esecuzioni capitali appunto, che eliminano il marcio della società.

Gesù è morto così tra atroci sofferenze, abbandonato dagli amici, sotto la furia delle crudeltà della sua gente sobillata dai capi dei Giudei, e, quasi non bastasse, in un luogo di disgrazia e di morte, "Calvario luogo del teschio". Ma il fuoco dell'amore del Salvatore per noi è rimasto ben acceso.

Mi ha commosso la morte di tanti medici (ad oggi 109), infermieri, sanitari... morti sul campo. Ne voglio ricordare due tra gli ultimi uccisi dal coronavirus: il dott. Nabeel Khair cristiano palestinese medico di famiglia a Tonara e storica Guardia medica di Aritzo, competente e amatissimo e la dott.ssa Samar Sinjab, siriana che operava a Treviso, che anche dalla sala di rianimazione rispondeva con messaggi ai suoi pazienti che chiedevano indicazioni e consigli. Anche loro, entrambi sessantaduenni, morti "oltre le mura", non solo per la solitudine imposta dai pericoli del contagio, ma anche lontani dai loro paesi d'origine. Testimoni, per dedizione professionale e per umanità, di sacrificio fino al dono della vita. La Passione di Cristo continua anche in loro. Assieme a tanti altri che, con Gesù, sono tra i mille e mille crocifissi di questo mondo di oggi. Fuori della città per morire, ma anche da morti: senza l'addio dei familiari, dei tanti amici e pazienti che avrebbero voluto accompagnarli con un fiore, una preghiera, scambiando magari con un vicino ricordi, gratitudine, lutto.

Anche Gesù è stato deposto, dopo le braccia tenere e dolorose della Madre, in un sepolcro offerto, all'ultimo momento, dal sussulto di fede e di coraggio di Giuseppe di Arimatea, credente in incognito "per timore" (Gv19,38). Così a uno a uno, a gruppetti si sono fatti vicini, le donne prima, loro sentono di più con amore e con intuito profondo, che dopo la morte c'è ancora qualcosa che lega e che vive; e poi anche gli apostoli timidamente, ancora vergognosi per essere fuggiti vinti dalla paura, si accostano desiderosi e incerti alla Madre; ma dalle sue labbra non uno sguardo né un cenno di distacco o rimprovero, solo accoglienza e rinnovato affetto.



Spunti per la preghiera/riflessione

Che cosa sta iniziando a scaturire dal silenzio – dolore (lutto) di questo Sabato Santo?

Provo a iniziare la condivisione, dicendo qualcosa di quanto sento:

    --1). Sotto il grande dolore della perdita di tanti fratelli che non si sono tirati indietro e si sono lasciati spezzare la vita, riscopro la fierezza di essere uomo e nuova fiducia nell'umanità.
    --2). I due medici di etnie diverse mi ricordano che l'umanità è una sola e che tutti gli uomini sono ugualmente degni di rispetto.
    --3). "Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20). Per me: ecco il segreto per ri-centrare la vita e renderla benedizione per chi mi avvicina. Essere profumo di Dio e spargerlo con il proprio stile di vita.

Ora ciascuno è invitato a dirsi e a dire, con chi è almeno virtualmente vicino, quel che il Signore gli ha suggerito.



Concludiamo con questa immagine, in cui contempliamo la Maddalena in adorazione del Corpo di Gesù mentre tiene tra le mani i suoi piedi, i suoi gesti ci rivelano quanto lo amasse: esprimono delicatezza, tenerezza, dolore composto e silenzioso per l'Amore trafitto. Nei gesti della Maddalena desideriamo raccogliere tutti i gesti che i familiari e gli amici delle vittime del coronavirus non hanno potuto fare.

Si tratta di un particolare del Compianto sul Cristo Morto di Sandro Botticelli, del 1495 circa, conservato nell'Alte Pinakothek a Monaco di Baviera.



Arrivederci amiche e amici, che il Signore oggi ci faccia riscoprire il sapore del silenzio e come il dolore può essere rivelazione d'amore.


Vostro P. Enrico s.j. 
 

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