venerdì 31 luglio 2015

31 LUGLIO, FESTA DI SANT' IGNAZIO DI LOYOLA


EN TODO AMAR Y SERVIR







Vogliamo festeggiare con il canto.
Riconoscendo quanto bene abbiamo ricevuto, 
possiamo in tutto amare e servire la Sua Divina Maestà 

(dagli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola, contemplatio ad amorem)   


clicca il link qui sotto: 
En todo amar y servirhttps://youtu.be/h_RfqjW0gHw


Iñigo Lopez de Loyola
Il primo scritto che racconta la vita, la vocazione e la missione di s. Ignazio, è stato redatto proprio da lui, in Italia è conosciuto come “Autobiografia”, ed egli racconta la sua chiamata e la sua missione, presentandosi in terza persona, per lo più designato con il nome di “pellegrino”; apparentemente è la descrizione di lunghi viaggi o di esperienze curiose e aneddotiche, ma in realtà è la descrizione di un pellegrinaggio spirituale ed interiore.
Il grande protagonista della Riforma cattolica nel XVI secolo, nacque ad Azpeitia un paese basco, nell’estate del 1491, il suo nome era Iñigo Lopez de Loyola, settimo ed ultimo figlio maschio di Beltran Ibañez de Oñaz e di Marina Sanchez de Licona, genitori appartenenti al casato dei Loyola, uno dei più potenti della provincia di Guipúzcoa, che possedevano una fortezza padronale con vasti campi, prati e ferriere.
Iñigo perse la madre subito dopo la nascita, ed era destinato alla carriera sacerdotale secondo il modo di pensare dell’epoca, nell’infanzia ricevé per questo anche la tonsura.
Ma egli ben presto dimostrò di preferire la vita del cavaliere come già per due suoi fratelli; il padre prima di morire, nel 1506 lo mandò ad Arévalo in Castiglia, da don Juan Velázquez de Cuellar, ministro dei Beni del re Ferdinando il Cattolico, affinché ricevesse un’educazione adeguata; accompagnò don Juan come paggio, nelle cittadine dove si trasferiva la corte allora itinerante, acquisendo buone maniere che tanto influiranno sulla sua futura opera.
Nel 1515 Iñigo venne accusato di eccessi d’esuberanza e di misfatti accaduti durante il carnevale ad Azpeitia e insieme al fratello don Piero, subì un processo che non sfociò in sentenza, forse per l’intervento di alti personaggi; questo per comprendere che era di temperamento focoso, corteggiava le dame, si divertiva come i cavalieri dell’epoca.
Morto nel 1517 don Velázquez, il giovane Iñigo si trasferì presso don Antonio Manrique, duca di Najera e viceré di Navarra, al cui servizio si trovò a combattere varie volte, fra cui nell’assedio del castello di Pamplona ad opera dei francesi; era il 20 maggio 1521, quando una palla di cannone degli assedianti lo ferì ad una gamba.
Trasportato nella sua casa di Loyola, subì due dolorose operazioni alla gamba, che comunque rimase più corta dell’altra, costringendolo a zoppicare per tutta la vita.
Ma il Signore stava operando nel plasmare l’anima di quell’irrequieto giovane; durante la lunga convalescenza, non trovando in casa libri cavallereschi e poemi a lui graditi, prese a leggere, prima svogliatamente e poi con attenzione, due libri ingialliti fornitagli dalla cognata.
Si trattava della “Vita di Cristo” di Lodolfo Cartusiano e la “Leggenda Aurea” (vita di santi) di Jacopo da Varagine (1230-1298), dalla meditazione di queste letture, si convinse che l’unico vero Signore al quale si poteva dedicare la fedeltà di cavaliere era Gesù stesso.
Per iniziare questa sua conversione di vita, decise appena ristabilito, di andare pellegrino a Gerusalemme dove era certo, sarebbe stato illuminato sul suo futuro; partì nel febbraio 1522 da Loyola diretto a Barcellona, fermandosi all’abbazia benedettina di Monserrat dove fece una confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi vestendo quelli di un povero e fece il primo passo verso una vita religiosa con il voto di castità perpetua.
Un’epidemia di peste, cosa ricorrente in quei tempi, gl’impedì di raggiungere Barcellona che ne era colpita, per cui si fermò nella cittadina di Manresa e per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che vivendo poveramente presso il fiume Cardoner “ricevé una grande illuminazione”, sulla possibilità di fondare una Compagnia di consacrati e che lo trasformò completamente.
In una grotta dei dintorni, in piena solitudine prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che successivamente rielaborate formarono i celebri “Esercizi Spirituali”, i quali costituiscono ancora oggi, la vera fonte di energia dei Gesuiti e dei loro allievi.
Arrivato nel 1523 a Barcellona, Iñigo di Loyola, invece di imbarcarsi per Gerusalemme s’imbarcò per Gaeta e da qui arrivò a Roma la Domenica delle Palme, fu ricevuto e benedetto dall’olandese Adriano VI, ultimo papa non italiano fino a Giovanni Paolo II.
Imbarcatosi a Venezia arrivò in Terrasanta visitando tutti i luoghi santificati dalla presenza di Gesù; avrebbe voluto rimanere lì ma il Superiore dei Francescani, responsabile apostolico dei Luoghi Santi, glielo proibì e quindi ritornò nel 1524 in Spagna.
Intuì che per svolgere adeguatamente l’apostolato, occorreva approfondire le sue scarse conoscenze teologiche, cominciando dalla base e a 33 anni prese a studiare grammatica latina a Barcellona e poi gli studi universitari ad Alcalà e a Salamanca.
Per delle incomprensioni ed equivoci, non poté completare gli studi in Spagna, per cui nel 1528 si trasferì a Parigi rimanendovi fino al 1535, ottenendo il dottorato in filosofia.
Ma già nel 1534 con i primi compagni, i giovani maestri Pietro Favre, Francesco Xavier, Lainez, Salmerón, Rodrigues, Bobadilla, fecero voto nella Cappella di Montmartre di vivere in povertà e castità, era il 15 agosto, inoltre promisero di recarsi a Gerusalemme e se ciò non fosse stato possibile, si sarebbero messi a disposizione del papa, che avrebbe deciso il loro genere di vita apostolica e il luogo dove esercitarla; nel contempo Iñigo latinizzò il suo nome in Ignazio, ricordando il santo vescovo martire s. Ignazio d’Antiochia.
A causa della guerra fra Venezia e i Turchi, il viaggio in Terrasanta sfumò, per cui si presentarono dal papa Paolo III (1534-1549), il quale disse: “Perché desiderate tanto andare a Gerusalemme? Per portare frutto nella Chiesa di Dio l’Italia è una buona Gerusalemme”; e tre anni dopo si cominciò ad inviare in tutta Europa e poi in Asia e altri Continenti, quelli che inizialmente furono chiamati “Preti Pellegrini” o “Preti Riformati” in seguito chiamati Gesuiti.
Ignazio di Loyola nel 1537 si trasferì in Italia prima a Bologna e poi a Venezia, dove fu ordinato sacerdote; insieme a due compagni si avvicinò a Roma e a 14 km a nord della città, in località ‘La Storta’ ebbe una visione che lo confermò nell’idea di fondare una “Compagnia” che portasse il nome di Gesù.
Il 27 settembre 1540 papa Polo III approvò la Compagnia di Gesù con la bolla “Regimini militantis Ecclesiae”.
L’8 aprile 1541 Ignazio fu eletto all’unanimità Preposito Generale e il 22 aprile fece con i suoi sei compagni, la professione nella Basilica di S. Paolo; nel 1544 padre Ignazio, divenuto l’apostolo di Roma, prese a redigere le “Costituzioni” del suo Ordine, completate nel 1550, mentre i suoi figli si sparpagliavano per il mondo.
Rimasto a Roma per volere del papa, coordinava l’attività dell’Ordine, nonostante soffrisse dolori lancinanti allo stomaco, dovuti ad una calcolosi biliare e a una cirrosi epatica mal curate, limitava a quattro ore il sonno per adempiere a tutti i suoi impegni e per dedicarsi alla preghiera e alla celebrazione della Messa.
Il male fu progressivo limitandolo man mano nelle attività, finché il 31 luglio 1556, il soldato di Cristo, morì in una modestissima camera della Casa situata vicina alla Cappella di Santa Maria della Strada a Roma.
Fu proclamato beato il 27 luglio 1609 da papa Paolo V e proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.
Si completa la scheda sul Santo Fondatore, colonna della Chiesa e iniziatore di quella riforma coronata dal Concilio di Trento, con una panoramica di notizie sul suo Ordine, la “Compagnia di Gesù”.

Le “Costituzioni” redatte da s. Ignazio fissano lo spirito della Compagnia, essa è un Ordine di “chierici regolari” analogo a quelli sorti nello stesso periodo, ma accentuante anche nella denominazione scelta dal suo Fondatore, l’aspetto dell’azione militante al servizio della Chiesa.
La Compagnia adattò lo spirito del monachesimo, al necessario dinamismo di un apostolato da svolgersi in un mondo in rapida trasformazione spirituale e sociale, com’era quello del XVI secolo; alla stabilità della vita monastica sostituì una grande mobilità dei suoi membri, legati però a particolari obblighi di obbedienza ai superiori e al papa; alle preghiere del coro sostituì l’orazione mentale.
Considerò inoltre essenziale la preparazione e l’aggiornamento culturale dei suoi membri. È governata da un “Preposito generale”.
I gradi della formazione dei sacerdoti gesuiti, comprendono due anni di noviziato, gli aspiranti sono detti ‘scolastici’, gli studi approfonditi sono inframezzati dall’ordinazione sacerdotale (solitamente dopo il terzo anno di filosofia), il giovane gesuita verso i 30 anni diventa professo ed emette i tre voti solenni di povertà, castità e obbedienza, più in quarto voto di obbedienza speciale al papa; accanto ai ‘professi’ vi sono i “coadiutori spirituali” che emettono soltanto i tre voti semplici.
Non c’è un ramo femminile né un Terz’Ordine. La spiritualità della Compagnia si basa sugli ‘Esercizi Spirituali’ di s. Ignazio e si contraddistingue per l’abbandono alla volontà di Dio espresso nell’assoluta obbedienza ai superiori; in una profonda vita interiore alimentata da costanti pratiche spirituali, nella mortificazione dell’egoismo e dell’orgoglio; nello zelo apostolico; nella totale fedeltà alla Santa Sede.
I Gesuiti non possono possedere personalmente rendite fisse, consentite solo ai Collegi e alle Case di formazione; i professi fanno anche il voto speciale di non aspirare a cariche e dignità ecclesiastiche.
Come attività, in origine la Compagnia si presentava come un gruppo missionario a disposizione del pontefice e pronto a svolgere qualsiasi compito questi volesse affidargli per la “maggior gloria di Dio”.
Quindi svolsero attività prevalentemente itinerante, facendo fronte alle più urgenti necessità di predicazione, di catechesi, di cura di anime, di missioni speciali, di riforma del clero, operante nella Controriforma e nell’evangelizzazione dei nuovi Paesi (Oriente, Africa, America).
Nel 1547, s. Ignazio affidò alla sua Compagnia, un ministero inizialmente non previsto, quello dell’insegnamento, che diventò una delle attività principali dell’Ordine e uno dei principali strumenti della sua diffusione e della sua forza, lo testimoniano i prestigiosi Collegi sparsi per il mondo.
Alla morte di s. Ignazio, avvenuta come già detto nel 1556, la Compagnia contava già mille membri e nel 1615, con la guida dei vari Generali succedutisi era a 13.000 membri, diffondendosi in tutta Europa, subendo anche i primi martiri (Campion, Ogilvie, in Inghilterra).
Ma soprattutto ebbe un’attività missionaria di rilievo iniziata nel 1541 con s. Francesco Xavier, inviato in India e nel Giappone, dove i successivi gesuiti subirono come gli altri missionari, sanguinose persecuzioni.
Più duratura fu la loro opera in Cina con padre Matteo Ricci (1552-1610) e in America Meridionale, specie in Brasile, con le famose ‘riduzioni’. Più sfortunata fu l’opera dei Gesuiti in America Settentrionale, in cui furono martiri i santi Giovanni de Brebeuf, Isacco Jogues, Carlo Garnier e altri cinque missionari.
Col passare del tempo, nei secoli XVII e XVIII i Gesuiti con la loro accresciuta potenza furono al centro di dispute dottrinarie e di violenti conflitti politico-ecclesiatici, troppo lunghi e numerosi da descrivere in questa sede; che alimentarono l’odio di tanti movimenti antireligiosi e l’astio dei Domenicani, dei sovrani dell’epoca e dei parlamentari e governi di vari Stati.
Si arrivò così allo scioglimento prima negli Stati di Portogallo, Spagna, Napoli, Parma e Piacenza e infine sotto la pressione dei sovrani europei, anche allo scioglimento totale della Compagnia di Gesù nel 1773, da parte di papa Clemente XIV.
I Gesuiti però sopravvissero in Russia sotto la protezione dell’imperatrice Caterina II; nel 1814 papa Pio VII diede il via alla restaurazione della Compagnia.
Da allora i suoi membri sono stati sempre presenti nelle dispute morali, dottrinarie, filosofiche, teologiche e ideologiche, che hanno interessato la vita morale e istituzionale della società non solo cattolica.
Nel 1850 sorse la prestigiosa e diffusa rivista “La Civiltà Cattolica”, voce autorevole del pensiero della Compagnia; altre espulsioni si ebbero nel 1880 e 1901 interessanti molti Stati europei e sud americani.
Nell’annuario del 1966 i Gesuiti erano 36.000, divisi in 79 province nel mondo e 77 territori di missione. In una statistica aggiornata al 2002, la Compagnia di Gesù annovera tra i suoi figli 49 Santi di cui 34 martiri e 147 Beati di cui 139 martiri; a loro si aggiungono centinaia di Servi di Dio e Venerabili, avviati sulla strada di un riconoscimento ufficiale della loro santità o del loro martirio.
L’alto numero di martiri, testimonia la vocazione missionaria dei Gesuiti, votati all’affermazione della ‘maggior gloria di Dio’, nonostante i pericoli e le persecuzioni a cui sono andati incontro, sin dalla loro fondazione. (Autore: Antonio Borrelli)

domenica 26 luglio 2015

LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI


... è il brano del Vangelo di questa domenica 

Mosaico nella Chiesa della Moltiplicazione, a Tabga, in Terra Santa.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 1-15)

Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

La parola-guida degli Esercizi Spirituali per famiglie
di quest'anno è proprio:

"ABBIAMO SOLO CINQUE PANI E DUE PESCI"


La frase, tratta dal versetto “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci” (Gv 6, 9), racchiude in sé molte delle tematiche emerse come cruciali
nell'incontro di preparazione che si è svolto a Roma lo scorso febbraio.
Essa avvia un percorso che può portare:
dall'inadeguatezza alla fiducia,
dalla sproporzione per difetto alla sovrabbondanza,
dalla logica del potere a quella del servizio,
dall'egoismo utilitaristico (che si rivela fallimentare) alla condivisione che salva,
dalla dispersione alla composizione in un'unità nuova e feconda.


Proprio nell'Angelus di oggi, papa Francesco, commentando il brano,
ha sottolineato questo cambio di prospettiva:
- I discepoli ragionano in termini di “mercato”, ma Gesù alla logica del comprare sostituisce quell’altra logica, la logica del dare. -
- Partecipare all’Eucaristia significa entrare nella logica di Gesù, la logica della gratuità, della condivisione. E per quanto siamo poveri, tutti possiamo donare qualcosa. -
- Abbiamo certamente qualche ora di tempo, qualche talento, qualche competenza... Chi di noi non ha i suoi “cinque pani e due pesci”? Tutti ne abbiamo! Se siamo disposti a metterli nelle mani del Signore, basteranno perché nel mondo ci sia un po’ più di amore, di pace, di giustizia e soprattutto di gioia. Quanta è necessaria la gioia nel mondo! Dio è capace di moltiplicare i nostri piccoli gesti di solidarietà e renderci partecipi del suo dono. -

“La vista della folla che mette a nudo la nostra inadeguatezza.
Come faremo?
Non ci sono risposte razionali, non basterebbero 200 denari di pane.
E in questo smarrimento, un ordine che è un invito:
“Fateli sedere”, fateli mettere comodi, fateli sentire a casa.
E i discepoli che si preparano a vivere la cronaca di un fallimento,
anche se hanno già vissuto l'incredibile,
fanno fatica a pensare che anche oggi possa accadere di nuovo. “
C'è qui un ragazzo ...” dal fondo, nascosto dai grandi, uno scarto.
Dalla bisaccia una merenda da condividere al massimo con chi siede vicino.
Ma che donata per intero diventa abbondanza per tutti.
Concreta, che tutti riconoscono nel masticare,
che appartiene a ciascuno nella sazietà dell'abbondanza.
Cinque pani e due pesci.” 


(Angelo Giamberini)

domenica 19 luglio 2015

PREGHIERA DI COPPIA

Buongiorno a tutti. Al rientro a casa dopo gli esercizi e un po' di vacanza, vorremmo condividere una preghiera da recitare prima della condivisione di coppia. Durante gli esercizi come a casa, per fermarsi vicino al Signore insieme.


"Signore, siamo qui con i nostri 5 pani e due pesci.
Siamo qui con i sassi dei nostri difetti
che tu puoi trasformare in pani.
Vogliamo prenderci per mano e contemplarti.
Facciamo memoria insieme a te delle carezze
che ci hai dato in questi anni.
Siamo qui, Tu lo sai."

Un abbraccio. Angelo e Liliana.


lunedì 13 luglio 2015

TERMINATI GLI EESS A TERZOLAS E MUGNANO

Il vento dello spirito soffia sulle famiglie

che hanno appena terminato gli Esercizi Spirituali,

a Terzolas, in Trentino,

 e a Mugnano del Cardinale, in Campania.

 


"Ringraziamo il Signore per l'abbondanza di Grazia. Un ringraziamento particolare a Silvia e Giuliano per la serenità con cui hanno organizzato".
Gloria, da Terzolas

"In questi giorni il Signore  ci ha ricolmato di doni e ciascuno li riporta con grande responsabilità nella vita quotidiana. Abbiamo pregato per tutto il gruppo degli EESS, affinché il Suo Amore riempia traboccante il calice di tutti". 
Mena, da Mugnano

Ed ora aspettiamo gli EESS di agosto:

in Piemonte, Toscana, Sicilia e Sardegna!



giovedì 9 luglio 2015

E' COMINCIATA ANCHE L'ESPERIENZA DI MUGNANO DEL CARDINALE, IN CAMPANIA.

 Anche in Campania, a Mugnano del Cardinale, in provincia di Avellino,
è iniziata una breve ma intensa esperienza di famiglie in dialogo con il Signore. 
Ringraziamo Peppino e Cinzia Dell'Aversana per l'organizzazione,
insieme alle guide P. Alessandro Piazzesi sj e Suor Mariella Boselli.

 
 Ecco il loro messaggio:

"Iniziamo oggi in pienezza anche a Mugnano del Cardinale, dopo l'arrivo a scaglioni di ieri. Nella prima giornata abbiamo avuto modo di cogliere il tesoro di grazia che il Signore ci riserva. Padre Alessandro e Suor Mariella stanno introducendo adulti e ragazzi in un percorso breve ma intenso. Ieri sera nella prima condivisione di presentazione si è ritrovato subito il filo dello scorso anno, offrendo al Signore una disponibilità di tempo e spazio che Lui saprà far fruttare.

Signore
Tu sai e conosci e ami perché sai da sempre eppure rispetti e concedi e tolleri pazientando misericordioso e pietoso gratuitamente disposto a spreco e ignoranza o irriconoscenza perché in realtà niente andrà perduto e tutto volgerà ad 
《etterno》e solo Bene.


Uniti nella preghiera con Terzolas e con tutta la comunità che si prepara alle varie esperienze".

Il gruppo campano



lunedì 6 luglio 2015

TERZOLAS DA' IL VIA AGLI EESS PER FAMIGLIE 2015

Domenica 5 luglio sono iniziati

gli Esercizi Spirituali per famiglie

a Terzolàs, in Trentino.

 


La Casa "al Convento" di Terzolas è una sede inaugurata quest'anno per gli Esercizi Spirituali per famiglie, grazie all'impegno di Silvia e Giuliano Rizzi che, dopo aver partecipato per diversi anni agli EESS per famiglie, fanno deciso di diffondere questa esperienza, per loro preziosa, anche nella loro zona di origine, il Trentino appunto. E, nonostante il brutto incidente che costringe ancora Silvia all'uso delle stampelle, ce l'hanno fatta!


Eccoli durante il primo incontro introduttivo, insieme a P. Enrico Deidda sj e a Suor Francesca Bernacchia, e a tante famiglie che in questa settimana si immergeranno in un dialogo profondo con il Signore, nella gioia della condivisione tra famiglie e nella splendida cornice del Trentino.


Ci uniamo a loro nella preghiera, augurando loro abbondanti frutti spirituali.


Rimani con me, Signore
poiché tu sai con quanta frequenza
io ti abbandono.

Rimani con me, Signore
perché tu sei la mia vita
e senza di te si affievolisce
il mio fervore.

Rimani con me, Signore
perché tu sei la mia luce
e senza di te rimango nelle tenebre.

Rimani con me, Signore
perché oda la tua voce e la segua.

Rimani con me, Signore
perché voglio amarti molto
e vivere sempre insieme a te.

Rimani con me, Signore
e con tutta la mia famiglia
perché viviamo uniti nel tuo amore
e un giorno, tutti insieme,
cantiamo le tue lodi per l'eternità.
Amen

(A. Vermeersh)