domenica 19 aprile 2020

I messaggi di padre Enrico - Settimana di Pasqua #42

Domenica 19 aprile 2020


II Domenica di Pasqua

Ben ritrovati amiche e amici carissimi e preziosi.
Radiosa Domenica della Misericordia!
Oggi chiederemo al Signore di gustare il suo amoroso abbraccio.

Testi: At 2, 42 - 47 Sal 117 1Pt 1, 3 - 9 Gv 20, 19 - 31

Oggi è il 20° anniversario dell'istituzione ad opera di Giovanni Paolo II di questa festa, sollecitata da una giovane suora polacca, morta nel 1938 a soli 33 anni, Sr. Faustina Kowalska. E' la festa dell'amore sempre nuovo, mai stanco di Dio che è Padre premuroso e che ama anche l'ultimo dei peccatori, il più meschino, il più bieco: "Nessuno può strapparli dalla mano del Padre" (Gv 10,29). E Papa Francesco ha fatto della tenerezza rigeneratrice del Padre la bandiera del suo Pontificato: "Il nome di Dio è Misericordia".
Due volte oggi ritorna da Risorto nella comunità: "si ferma", e si, perché la comunità è il "luogo naturale" dove lui abita. Di più: la comunità lo fa vivere, è il suo corpo, la sua visibilità davanti agli uomini. E subito si preoccupa di ciò che fa star più male l'uomo: il suo peccato. Perché il peccato divide: separa l'uomo da Dio, dai fratelli e spacca l'uomo dentro se stesso.

- E' rivelatore che il primo atto del Risorto nella comunità è preoccuparsi di liberare l'uomo dal male più marcio, spesso particolarmente insidioso, perché sa anche mascherarsi con aspetto di bene: "Soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati...". Il perdono non è solo metterci una pietra sopra, ma è ridare la vita, è partecipare all'opera creatrice di Dio. Ci avete mai fatto caso che, nella liturgia, il perdono non è messo in relazione tanto con la tenerezza e la misericordia ma sempre con l'Onnipotenza creatrice di Dio? All'inizio della Messa, come il sacerdote conclude il momento penitenziale se non con le parole "Dio Onnipotente perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna!?! Che bello il perdono è una nuova creazione. Il Signore plasma di nuovo la mia vita con instancabile e rinnovata tenerezza e creatività sempre, ogni volta, di nuovo.
Se la prima apparizione del Risorto porta a tutti gli uomini l'opportunità di una vita rigenerata,
- nella seconda manifestazione chiama a sé il più disorientato e dubbioso degli apostoli. "Poi disse a Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani...tendi la tua mano e mettila nel mio fianco...". Ci aiuta P. Ermes Ronchi: che scrive: "L'altro nome di Tommaso è Didimo che significa gemello, perché non possiamo pensarlo come gemello nostro, fratello della nostra fatica di credere?...".
Ecco, Gesù non si scandalizza dei miei dubbi, delle mie resistenze, non pretende la mia fede piena, ma tende le mani a me. E non potrei anche io, come Tommaso, passare dall'ostinazione dello scetticismo a sentire, forse anche all'improvviso, un impulso interiore, quasi un imperativo del cuore, e come lui, buttarmi tra le braccia di Gesù gridando con tutta l'anima "Signore mio e Dio mio?".

Spunti per la preghiera/riflessione
    - - 1). Ti lasci affascinare dall'amore misericordioso di Dio, senz'ombra e senza ruga? C'è un tuo avvicinarti con semplicità e coraggio al Sacramento della Riconciliazione? In questo tempo di restrizioni dovuto al coronavirus ne hai sentito la mancanza?
    - - 2). Ti risuona bene il tuo essere "gemello" di Tommaso? In che cosa ti senti somigliante a lui? Che cosa vorresti che lui ti insegni?

Il dipinto è un particolare dell'incredulità di Tommaso, qui è raffigurato il momento in cui Gesù invita e incoraggia Tommaso - con la fronte aggrottata, dubbioso - a mettere il dito nel costato, non solo, Gesù, immerso in un fascio di luce, scosta la veste bianca e prende il polso di Tommaso per aiutarlo a "toccare e a vedere" se il Crocifisso è davvero il Risorto e griderà: "Mio Signore e mio Dio".
Il quadro è di Caravaggio, del 1601-1602, e si trova nella Bildergalerie di Potsdam, in Germania.

Che il Signore ci faccia la grazia oggi di non dubitare mai della sua tenerezza e misericordia verso di noi, verso ciascuno di noi.

Vostro P. Enrico s.j.

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