martedì 31 marzo 2020

I messaggi di padre Enrico - Quaresima #23

Martedì 31 marzo 2020


Martedì della V settimana di Quaresima

Ben ritrovati amiche e amici preziosi e molto cari.
Buon cammino per questa nuova giornata dono di Dio.
Oggi chiederemo a Dio di leggere la scrittura che ci offre la liturgia,
con la consapevolezza, che è la sua Parola, per l'oggi che stiamo attraversando.

Testi: Nm 21, 4 - 9 Sal 101(102) Gv 8, 21 - 30
Il libro dei Numeri ci presenta un momento cruciale del cammino del popolo nel deserto. Gli Israeliti protestano, si presentano come un popolo lamentoso, che non sopporta il viaggio, si sente senza più slancio, annoiato di questa esistenza faticosa, neanche la manna, prezioso cibo che Dio provvede, ha più sapore, anzi: "siamo nauseati di questo cibo così leggero", hanno perso di vista l'obiettivo, la libertà, la terra promessa e manca lo slancio del cammino, quindi il gusto di vivere; perchè l'acqua stagnante non è vita.
La conseguenza: arrivano i serpenti che si mimetizzano in mezzo all'erba, fra le pietre, nemici invisibili e quando ti accorgi di loro è perché, con il loro morso, hanno già scatenato dentro di te, il loro veleno di morte.
Sembra quasi una foto di quanto stiamo vivendo oggi in Italia e altrove nel mondo, aggrediti dall'invisibile coronavirus. Gli Israeliti hanno però la capacità di capire la lezione e chiedono a Mosè: "supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti". Ma non c'è una bacchetta magica. Mosè si fa però generosamente carico del popolo e prega a nome di tutti. E il Signore gli dirà: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita". 
In questa immagine vediamo l'asta innalzata con il serpente che si trova sul Monte Nebo, in Giordania.
Mi attraversa quasi un brivido: e Papa Francesco non ha fatto proprio come Mosè? Si, ricordate: venerdì sera 27, quattro giorni fa, quando da solo, in Piazza San Pietro, ha pregato a nome di tutti, sotto il grande Crocifisso miracoloso, nel punto più alto di Piazza San Pietro?

Profetico questo testo, poi ripreso e precisato dalle Parola di Gesù stesso: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. (Gv 12,32) Gesù sta parlando di quando sarà appeso alla croce, in alto, visibile da tutti all'intorno. Ed ecco, quando muore, che le guarigioni dei cuori diventano contagiose:
__ le donne stanno lì in disparte senza staccare gli occhi da Lui per ore.
__ Nicodemo e Giuseppe di Arimatea, si scrollano la paura, e vanno con coraggio a chiedere il corpo di Gesù e insieme versano profumi sul suo corpo ormai senza vita.
__ Per non dire del centurione romano, che fa con parole, che quasi senza accorgersene gli escono dal cuore, la sua professione di fede: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio" (Mc 15,39).
Forse sono ottimista: ma mi pare di vedere che questa vibrazione misteriosa del senso della umana inadeguatezza e del bisogno di Dio, che cerca con la preghiera un interlocutore, un Salvatore, stia, a poco a poco, guadagnando terreno, non solo nelle persone singole, ma anche in spazi comunitari.
A me pare di vedere, nelle letture di oggi, un incoraggiamento del Signore per noi: Non temete alzate lo sguardo al Crocifisso, pregate e rimboccatevi le maniche per fare il tutto - anche se pochissimo - che vi è consentito, e camminate come popolo verso la guarigione del cuore e la fine di questa tremenda pandemia.

Il suggerimento per oggi è semplice: prega sentendoti parte di un popolo, che ha bisogno di te, che soffre e cammina con fiducia, verso il superamento di questa difficile tappa.

Buona continuazione a tutti del vostro cammino.
Arrivederci carissimi amiche e amici!

Vostro P. Enrico s.j.

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