domenica 22 marzo 2020

I messaggi di padre Enrico - Quaresima #14

Domenica, 22 marzo 2020

Domenica della IV settimana di Quaresima
Testi: 1Sam 16, 1.4 . 6-7 . 10-13; Sal 22; Ef 5, 8-14, Gv 9, 1-41.

Buona e Benedetta Domenica cari e preziosi amiche e amici!
 


Il Signore ci regala una giornata di cui possiamo fare dono a Lui per il bene di tutta la Chiesa e di tutti gli uomini. Viviamola con intensità.
Vi propongo una riflessione che forse all'inizio vi spiazzerà. Dei cari amici l'altro ieri mi hanno parlato di un loro collega non vedente, che da giorni era solo in casa con la febbre alta. Aveva chiamato i numeri della sanità indicati ma nessuno era ancora intervenuto. Mi ha colpito la solitudine di quell'uomo e mi sono venute alla mente tutte le persone sole, magari anziane, e solo parzialmente autosufficienti, bloccate in casa, abbandonate a se stesse. Mi hanno ferito ancora di più il cuore i tanti morti di coronavirus che se ne sono andati in una nera *solitudine*. Noi pensiamo ai numeri, se aumentano o se calano, ma non ai volti, ai cuori, alle loro storie. Condivido con voi le parole del vescovo di Avellino Monsignor Arturo Aiello, parole che rivolge a loro: <Voi siete stati, in questa guerra ancora tutta da combattere e da vincere, il Battaglione “San Marco”, *quelli mandati avanti a tutti per difendere il resto, e avete offerto i vostri petti nudi* alle prime mitragliate del nemico che vi ha tranciato senza pietà>, altrove li ha chiamati "i nostri scudi". *Mi pare che qui risuoni un forte richiamo alla compassione e alla gratitudine*.
Ma come mai, da dove scaturisce questa dura riflessione? A me l'ha suggerita il Vangelo di oggi, questo mendicante non vedente incontra Gesù, che si espone, è sabato e non sono ammessi lavori e neanche guarigioni. Il povero non gli ha chiesto nulla, ma il Maestro si accorge di lui, che era diventato oggetto di discussione dei discepoli per la sua cecità, e toccandogli gli occhi con una poltiglia di fango gli restituisce la vista e la luce. Quello del guarito sarà un percorso di solitudine: prima i conoscenti che dubitano della sua identità, poi persino i genitori che, per paura dei giudei, si tirano indietro, infine i farisei che lo interrogano una prima volta, ma _"i giudei non credettero di lui che fosse stato cieco"_. E il cieco guarito sempre a ribadire con coraggio, (ormai l'incontro con Gesù le aveva restituito dignità e fierezza), pur in un clima ostile, il suo racconto: lineare, chiaro, coerente, fino a che i giudei, chiamatolo ancora, nella speranza che intimorendolo, cambiasse versione, _"lo insultarono........ e lo cacciarono fuori"_.
Ma il cerchio della solitudine viene infranto quando Gesù gli viene incontro, gli si avvicina per la seconda volta: _"Tu credi nel figlio dell'uomo?"_ e lui senza esitare: _"Credo Signore!"_. E' stata luce piena, non solo guarigione fisica. Mi affascina la semplicità, il coraggio, il senso della verità di quest'uomo, che sa pagare l'alto prezzo dell'incomprensione e del rifiuto.


Cari amici perchè questa riflessione sulla solitudine? Solo perchè ci rendiamo conto del *grande dono di non essere soli*, di avere dei familiari, una Comunità, degli amici, e perchè, quando viviamo tempi di acuta solitudine, *sappiamo gridare a Gesù*, l'amico, il fratello, capace di colmare con la sua vicinanza, *con il suo tocco leggero*, ma vivo e fermo, ogni nostra solitudine. E certamente Gesù continuerà a trovare il modo di non lasciare soli neanche quelli che muoiono di coronavirus. Lui solo sa quello che c'è nel cuore dell'uomo e sa come curarlo. Papa Francesco afferma: "anche se tutti se ne andassero, Egli sarà li, come ha promesso: _"Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo"_ (Matteo 18, 20) .... e dovunque tu vada ti starà aspettando. Perchè non solo è venuto, ma viene e continuerà a venire ogni giorno. (Christus vivit 125).
 

Mi dicono che siamo in tanti che seguiamo queste scintille, ognuno di noi oggi ne accenda una, segno di vicinanza, magari con una telefonata o altro segno a chi è solo.
 

Amici viviamo nella serenità fiduciosa e nella commossa gratitudine questa domenica.

Un grande abbraccio a tutti e ad ognuno.
 

Vostro p. Enrico s.j.

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