mercoledì 18 marzo 2020

I messaggi di padre Enrico - Quaresima #10

18 marzo 2020 Mercoledì della terza settimana di Quaresima

I testi Deuteronomio 4, 1. 5-9.  Matteo 5, 17-19.

Ben ritrovati amici e amiche in questo nuovo giorno iniziato alla luce del Signore.
Il libro del Deuteronomio presenta gli ultimi mesi dei 40 anni nel deserto. Si può dire che il popolo è ormai in vista della terra promessa e Mosè con la sua saggezza si fa pressante perché sa che il pellegrino sente con urgenza la necessità di punti di riferimento, conosce i rischi del viaggio e avverte in modo istintivo il bisogno di guida e di protezione, ma lo stanziale no! Lo stanziale ormai ha una casa una base un lavoro e facilmente dimentica i perché veri, i punti di riferimento fondanti della vita perché troppo preso dagli affari terreni.  (Per noi: questo è un tempo particolare e ci sentiamo un po' pellegrini, in cammino senza certezze e sentiamo che punti di riferimento e vicinanze sono manna per noi).
I biblisti ci insegnano che le ricorrenze, il ritornare ribadito di termini o espressioni ci aiutano nella ricerca degli elementi/chiave del testo. Non vi sarà sfuggito, come nelle prime righe, torna più volte l'espressione "perché le mettiate in pratica" (due volte) e ancora "le osserverete e le metterete in pratica" . Queste parole dunque si presentano come il cuore di questo brano biblico. Noi, quando ci si dice "fa così!" o "fa questo!" con tono imperativo, normalmente restiamo infastiditi. Solo se cogliamo nel tono di voce o nel tenore dello scritto, gentilezza e rispetto verso la nostra persona, e ancora di più, se avvertiamo sapienza e amore sulle labbra di chi ci parla e anche rispetto della nostra libertà, allora scatta in noi la gratitudine e il desiderio di mettere in pratica e di ricambiare: amore chiama amore! Ma c'è una motivazione dietro quel "mettete in pratica" che ci emoziona e, credo, non può non conquistarci. La motivazione è: "perché viviate".  Che meraviglia! il Signore ci dà indicazioni perché i nostri giorni siano vita, non una sopravvivenza ma un vivere gustando. la parola che traduciamo normalmente col termine legge significa anche direzione.
Ecco: le dieci parole, compendio della torah, sono direzione verso la vita. Ma allora l'imperativo non è da intendersi come imposizione, ma come chiarezza come via sicura. Sant'Ignazio di Loyola al termine degli esercizi spirituali, preparando gli esercitanti al gradino più alto, la Contemplazione per raggiungere l'amore pone come premessa che l'amore si mostra più coi fatti che con le parole. Come dire l'uomo ha bisogno di vedere di sperimentare di fare e di veder fare, ce l'aveva detto anche San Giacomo nella sua lettera, affermando con forza: "Mostrami la tua fede senza le opere e io con le opere ti mostrerò La mia fede" (2,18). É anche estremamente significativo il finale del testo che sottolinea quanto sia fondamentale l'insegnamento appena presentato: "Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che hai visto con i tuoi occhi" Mosè da dunque enorme rilievo a esperienza e memoria.
Il tempo è ormai andato, ma vorrei semplicemente richiamare che Gesù, nel testo evangelico di oggi, ribadisce senza esitazione l'importanza del mettere in pratica: "chi osserverà questi precetti e li insegnerà agli uomini Sara considerato grande nel regno dei cieli".  In altre parole, Gesù il figlio di Dio fatto uomo, da il risvolto del calore e dell'amicizia all'osservanza delle 10 parole. Lo aveva ben capito Edith Stein: "ciò che Dio vuole da te, questo tu devi cercare di esperimentare con lui, occhi negli occhi".

E ora due brevi spunti per la preghiera/riflessione.
_PRIMO: mi rendo conto che i comandamenti non sono imposizioni, ma direzioni di libertà?
- -Li vivo con gratitudine?

_SECONDO: quali esperienze formative, di relazioni, di amicizia con Gesù...
- -Ti hanno segnato?
- -Quali in particolare ricordi?


Luminosa e  benedetta giornata a voi amici amati dal Signore.
Vostro padre Enrico sj

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.