giovedì 26 marzo 2020

I messaggi di padre Enrico - Quaresima #18

Giovedì 26 marzo 2020


Giovedì della IV settimana di Quaresima

Testi: Es 32, 7-14 Sal 105 (106) Gv 5, 31-47

Buona ripresa, dopo il momento di festa dell'Annunciazione, del cammino Quaresimale e buona giornata amiche e amici preziosi e carissimi!


Quest'oggi chiediamo al Signore di essere testimoni credibili.





Sfogliando oggi i testi si viene subito colpiti dal termine “testimonianza”, “testimoniare” che troviamo 11 volte nella pagina del Vangelo. Gesù si trova a essere oggetto di attacchi, sempre più insidiosi, anche se larvati e oggi si concentra su chi garantisce l'autenticità del suo essere Messia e indica tre fonti sicure di testimonianza che sono: il Padre, le sue opere e le Scritture. Ma sappiamo bene che, per attingere a quelle alte fonti, abbiamo bisogno di testimoni vicini, gente che vive la nostra stessa esistenza, persone a cui dare del tu. La fede infatti si trasmette per vicinanza, per contagio, per irradiazione. Ed ecco due figure umane, certo di livello, ma in tutto uomini come noi.

Nella prima lettura: Mosè che troviamo in un atteggiamento sorprendente, mentre si oppone a Dio, che dopo che gli israeliti si sono fatti il vitello d'oro, sembra avere finito la pazienza: "...lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece Mosè farò una grande nazione". Mosè che altre volte si era lamentato con Dio del popolo, minacciando di abbandonare la sua missione, (e forse, in questa circostanza, poteva anche sentirsi lusingato da quelle parole: "di te invece farò una grande nazione"), ora, sorprendendo Dio stesso, reagisce con fermezza discutendo con il Signore. Il salmo descrive Mosè come il combattente che sta coraggiosamente sull'ultimo baluardo della fortificazione, "sulla breccia davanti a Lui", per contrastare Dio stesso, e "Dio si pentì del male che aveva minacciato di fare al popolo". La preghiera di Mosè, che si fa scudo per il suo popolo, risulta vincente.

L'altro testimone, anche lui uomo come noi, lo troviamo nel Vangelo, è Giovanni il Battista, che Gesù descrive con un'immagine semplice e suggestiva: "Giovanni era la lampada che arde e risplende".

Due personalità diverse, che insieme ci mostrano due aspetti di un' autentica testimonianza.

IL PRIMO: Mosè, mostra di aver messo da parte il suo interesse personale per compenetrarsi nella realtà, così fragile, del popolo di Israele. Di Mons. Romero, di cui ieri ricordavamo il 40° anniversario della sua uccisione, era uscito un libro dal titolo: Un vescovo fatto popolo. Così è Mosè: ormai identificato con la collettività, è lì, in quel contesto, in mezzo a quella gente, in quel popolo, tutta la sua vita. Atteggiamento che arriva fino a espressioni estreme: “ma ora se tu perdonassi il loro peccato.... altrimenti cancellami dal libro che hai scritto!” (Es 32, 32).



IL SECONDO: Giovanni, notiamo che emanava luce, ma ardeva cioè si consumava. Riporta alla mente i momenti in cui proprio tu, sulla scia di Giovanni sei stato luce per un amico disorientato, o nel dolore, o afflitto dalla solitudine, dimenticando i tuoi pensieri e il tempo che avevi previsto di usare in altro modo.

Ma anche ai nostri giorni abbiamo esempi luminosi, da Casnigo, paese del Bergamasco, ci viene la notizia che il Parroco don Giuseppe Berardelli, (73 anni), molto amato, a cui era stato donato dai parrocchiani un respiratore necessario per le sue cure, saputo di un giovane in gravi condizioni, gli ha donato il suo respiratore e poco dopo lui è morto. “Non c'è amore più grande di chi da la vita per i suoi amici” (Gv 15,13).





E adesso alcuni spunti per la riflessione/preghiera


__IL PRIMO: Ricordo con gratitudine i testimoni che mi hanno avvicinato alla fede?



__IL SECONDO: Ho un desiderio, un anelito, quello di essere irradiante con la mia fede?

Di essere testimone credibile?

Lo chiedo come grazia al Signore?



__IL TERZO: Come sto superando il mio individualismo, progredisco nell'abnegazione di me stesso per sentirmi inserito, sempre più concretamente, nella Comunità cristiana, nella comunità civica e, possiamo aggiungere, so avere il coraggio di espormi, quando - per il bene di tutti - vengo chiamato in causa, oppure mi nascondo?



Buona giornata carissimi amici e che il Signore ci benedica tutti.

Un caro saluto a tutti e a ciascuno di voi.


Vostro P. Enrico s.j.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.