domenica 14 giugno 2020

I messaggi di padre Enrico - Corpus Domini #57

Domenica 14 giugno 2020
Solennità del Corpo e Sangue di Cristo

Amiche e amici carissimi sono felice di raggiungervi in questa luminosa domenica

per vivere e gustare insieme la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo!



Testi: Dt 8, 2 – 3.14b - 16a Sal 147 1Cor 10, 16 - 17 Gv 6, 51 - 58


La Liturgia di oggi è dinamica procede a pennellate, delicate e nitide, come a cerchi concentrici.

Il testo del Deuteronomio ci parla di un Dio premuroso e partecipe che provvede al nutrimento del suo popolo anche in quella distesa di niente che è il deserto e che per dissetarlo sa far zampillare l'acqua persino dalla dura roccia.

Ci spiega inoltre che la memoria è pane, è sostegno, quando riportiamo al cuore le vicende belle o angosciose, che Dio ci ha aiutato a attraversare, vivendole con noi e per noi. Dio se c'è, è in mezzo al suo popolo: questo è il fondamento della fede dei nostri fratelli ebrei. Questo è l' insegnamento che volentieri riceviamo da loro. Interessante che il parlare di Mosè a nome di Dio si sviluppa tra un "Ricordate" e un "non dimenticare". Sempre l'autore del Deuteronomio ci spiega ancora in modo indubitabile qual è il vero sostegno dell'uomo: la parola di Dio "l'uomo non vive soltanto di pane, ma l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore" (Dt 8,5).

Ed ecco che dal cerchio esterno con il testo di Giovanni ci ritroviamo al centro. In esso scopriamo una notizia stupenda, per noi impensabile: Dio non solo ci dà il pane, ma si fa Lui stesso pane per noi. E ci sorprendiamo di ritrovare anche qui le parole "vivere", "vita" come centrali. Tutto ci è dato dal Signore, come dirà Gesù poco dopo "perchè abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). Questa è la prima preoccupazione del Signore per te, per me, per ognuno: che viviamo e viviamo con gusto la vita.

Per sette volte nel testo evangelico di oggi c'è l'accostamento mangiare - vivere. "Gesù ci ripete che mangiare la sua carne fa vivere... E carne e sangue non indicano la fisiologia di un corpo umano, ma la totalità della sua umanità, come se Gesù dicesse: prendete come alimento, energia e luce, il dolore e l'amore, la debolezza e la libertà che io ho mostrato con la mia vita" ( P. Ermes Ronchi, Le Ragioni della speranza, Anno A).

Gesù e la sua umanità sono la strada per attingere una pienezza di fede: "Cammina attraverso l'uomo e giungerai a Dio" (S. Agostino citato da S. Tommaso, Esposizione su Giovanni, tratto dal Breviario del sabato della IX sett. T.O.). E subito Gesù spalanca orizzonti entusiasmanti e inarrivabili per l'uomo: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me, vivrà per me" (Gv 6, 56-57). E tutto questo avviene nella più assoluta semplicità, in un piccolo tondo bianco, un velo di farina riscaldato. Dio per amore non solo si è svuotato ma si è azzerato ! Di sorpresa in sorpresa. Ascoltiamo Paolo "Poichè vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane" (1Cor 10,17). Eccoci raccolti in Gesù-Pane in un unico destino fratelli tra fratelli, capaci di fremere e gioire o anche soffrire per il bene o il dolore di ogni fratello, anche del più piccolo.

E in questo tempo di pandemia ci siamo accorti che siamo tutti interdipendenti l'uno dall'altro e anche tutti uguali, - non distinti tra ricchi e poveri, tra forti e fragili -, davanti ai momenti decisivi dell'esistenza.



Spunti per la preghiera/riflessione

- -1). Come vivi il far memoria delle vicende belle o dolorose della tua vita, vedi in esse la presenza luminosa e confortante del Signore?

- - 2). Mangiare il Corpo di Gesù/partecipare all'unico pane ti fa sentire un solo corpo con il Signore e con i fratelli? 
 



Concludiamo con un dipinto: il Torchio Mistico.

"Tra le iconografie più singolari sparse nella nostra penisola, vi è quella del Torchio Mistico: Cristo, schiacciato dalla croce come da un torchio, spremuto nella passione, offre alla Chiesa il sacrificio del suo sangue per la salvezza. La croce pesa su Gesù e si comprende che il frutto da pigiare è il suo stesso corpo. Del resto, tra vino e sangue c’è, in ebraico, una stretta assonanza, poiché il “vino” è detto “sangue dell’uva”. L’espressione mesta e serena del Padre e del Figlio ci conferma che tutta la Trinità è unanime in quest’offerta sacrificale. Due angeli, in primo piano, raccolgono il prezioso vino, cioè il sangue colato dalle piaghe del Salvatore. Testimoni, per noi, di tutto questo sono tre santi: Giovanni Battista, ultimo dei profeti dell’antico Testamento e primo del Nuovo, la Vergine Addolorata e Giovanni Evangelista, primizie della Chiesa presenti sotto la croce" (di Gloria Riva - Avvenire, 03/07/2014). "Torchio mistico" di autore ignoto del XVI – XVII Sec., si trova nella Pinacoteca di Matelica (MC).





Cari amiche e amici che ci sia dato oggi di vivere con gratitudine ed entusiasmo nutriti del Pane che è Cristo.


Con tanto affetto vi abbraccio 

Vostro P. Enrico S.J.

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