giovedì 14 maggio 2020

I messaggi di padre Enrico - Dopo Pasqua #51

Giovedì 14 maggio 2020


Giovedì della V settimana di Pasqua - Festa dell'Apostolo S. Mattia


Buona e luminosa giornata amiche e amici carissimi e preziosi.
Oggi l'apostolo Giovanni ci apre il cuore della vita cristiana.
Disponiamoci a scoprire e gustare la ricchezza della parola "rimanere".

Testi: At 1, 15 - 17 . 20 -26 Sal 112 Gv 15, 9 - 17

"Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore...vi ho detto queste cose perchè la mia gioia sia in voi..." (Gv 15, 9-10). L'evangelista Giovanni nella prima parte di questa pericope ci aveva parlato del legame inscindibile tra rimanere e portare frutto; oggi ci pone in un orizzonte così profondo e alto da ritrovarci col fiato sospeso. P. Silvano Fausti, gesuita, appassionato e competente biblista, commentava così queste parole "Siamo vertiginosamente presi nell'amore del Padre e del Figlio, partecipi della vita trinitaria". In effetti gli studiosi vedono in questo capitolo quindicesimo, che comincia con la metafora della vite e dei tralci, il cuore del Vangelo di Giovanni e proprio per questo intreccio tra i verbi rimanere e amare e il loro sfociare in una gioia ineffabile "piena" (Gv 15,10). Per amare Gesù non basta ascoltare la Sua Parola, imitare i suoi esempi, servire i fratelli.... "Rimanere" dice il vertice dell'amore. Di fatto questa è un'aspirazione che tutti noi, in qualche momento, abbiamo vissuto e che in tante famiglie e in tante amicizie si è realizzato: il sentire che quando amiamo vorremmo rimanere sempre. Se manca il "per sempre" quel volersi bene deve ancora maturare. Il "rimanere" dice bene questo giocarsi la vita per l'altro, senza lasciarsi vie d'uscita. E questa è una delle espressioni più alte della libertà. Anche nel nostro rapporto con il Signore è così. Si rimane quando ci si sente a casa. Ancora P. Fausti "Siamo chiamati a dimorare nell'amore suo per noi, che è lo stesso che il Padre ha per lui e per noi. Questa è la nostra vera casa dove possiamo vivere e ritrovare la nostra identità di figli e di fratelli". Rimanere dice continuità, familiarità, costanza.
Oggi è la festa di S. Mattia apostolo, quello scelto per sostituire Giuda ed è interessante il criterio che Pietro indica, per questa fondamentale decisione: "Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal Battesimo di Giovanni..., uno divenga testimone, insieme a noi, della sua resurrezione" (At 1, 21-22). Certo non basta la durata del tempo. E' una durata da ravvivare, da non lasciare scadere a routine. Difficile certo, ma possibile se coltiviamo fede e stupore perchè questo amore di Dio per noi, assieme al dono della vita, si rinnova ogni giorno. Fede e stupore perchè Dio sente e vede la preziosità della mia vita, di quello che io sono, così come in questo tempo mi ritrovo, non diverso (come mi piacerebbe o come penso che dovrei).
Rimanere implica anche la capacità di riprendersi e di essere resilienti (termine che, secondo i linguisti, inizialmente in latino significava la capacità di risalire sulla barca che era stata capovolta dalle onde), quindi la forza d'animo per recuperare e per rinnovare fiducia ed entusiasmo. Dunque sentirci chiamati, secondo un'espressione cara al Card. Martini, a una "instancabile ripresa".
Ecco, concludendo, una breve poesia che con realismo ci sprona e ci incoraggia.


Tre cose

Di tutto restano tre cose:
la certezza che stiamo sempre iniziando,
la certezza che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell’interruzione, un nuovo cammino,
della caduta, un passo di danza,
della paura, una scala,
del sogno, un ponte,
del bisogno, un incontro.
(Dal romanzo O encontro marcado del brasiliano Fernando Sabino)


Spunti per la preghiera/riflessione

1. Ricordo momenti o situazioni in cui ho sperimentato il "trinomio" : amore - rimanere - gioia?

2. Come mi impatta la poesia Tre cose? Quali sentimenti e desideri smuove dentro di me l'espressione "instancabile ripresa"?



In questo dipinto troviamo trasformate in pennellate le parole di Giovanni: rimanete nel mio amore, e ci aiuta a provare tutto l'amore di Gesù di cui gli apostoli si sentivano nutriti. Ma non solo, l'artista ha inserito anche donne e uomini del suo tempo perchè nessuno si sentisse escluso dal Suo amore e tutti fossero a Lui presenti. Vediamo Gesù seduto al centro che libera un uomo dalle catene, una donna che con delicatezza e affetto gli accarezza il braccio, una mamma in ginocchio veglia sul suo bambino, un uomo indica con la mano Gesù, le donne sono in contemplazione e gli uomini in preghiera. Tutti insieme formano una porzione di Chiesa. Il dipinto è Il Cristo Consolatore, del pittore olandese Ary Scheffer, del 1837, e si trova ad Amsterdam Museum.

Cari amiche e amici che ci sia dato oggi di vivere nel palmo della mano di Dio e di fare posto vicino a noi a chi ha bisogno di coraggio!

Vostro P. Enrico S.J.
 

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