venerdì 17 febbraio 2017

ROMA 2017: Famiglie al servizio di altre famiglie.


 L'incontro di coordinamento di Roma (28-29 gen. 2017):

famiglie al servizio di altre famiglie

 



"E’ stato veramente un momento importante per noi, credo che il passaggio più significativo sia stato quello delle risonanze di domenica mattina. Dopo le suggestioni di Padre Piva c’è stato un movimento del cuore da parte di tutti. Una profonda sintonia di intenti per far emergere quello che aveva commosso nel profondo lasciando lo spazio per aggiungere, non per riempire.

Vedere come tanti padri e madri si siano confrontati con il mistero della parola di Dio mi ha profondamente commosso. Mi è stato chiesto di fare da moderatore, pertanto ho potuto osservare tutti, dalla posizione privilegiata di chi siede in cattedra e deve catturare l’attenzione dei presenti.

Devo dire che però la mia prospettiva rispetto a ciò era completamente ribaltata: sono io che mi sono sentito spettatore stupito di tanti sguardi profondi e di tanta voglia di mettersi al servizio.

Credo che questa sia la dimensione più importante che mi riporto a casa e che, a distanza di qualche giorno, nel rientro alla quotidianità, affiora con più chiarezza.

Le famiglie degli esercizi vogliono mettersi al servizio delle altre famiglie, dei religiosi, di tutti quelli che sono in cerca. Vogliono mettere a disposizione il loro modo di stare insieme, di pregare insieme, di vivere insieme."

LA PAROLA-GUIDA PER GLI ESERCIZI SPIRITUALI 2017 


"La meditazione sul brano di Abramo (Genesi 22, 1-18) è stata molto profonda e alternativa, mi ha fatto capire ancora una volta, come l’Antico Testamento, anche se si chiama "antico", sia di fatto attualissimo.
Il concetto di famiglia come "comunità da evangelizzare" e quindi da aprire e re-interpretare sotto gli occhi di Dio, che vedono più in là ….. E sotto quello Sguardo affiorano gli egoismi, i vincoli, le schiavitù che apparentemente, nel sentire comune, sono amore, protezione, ovvietà.
Abramo ama suo figlio, ma in realtà lo possiede, ama il sentimento che lo lega al figlio e quello che il figlio rappresenta per lui. Dio vuole far maturare questo sentimento, lo vuole elevare ad un amore che sia “a mani aperte”.
Per fare questo Dio sceglie un intervento traumatico ma decisivo e chiede ad Abramo di offrire il figlio in sacrificio. Accettando questo Abramo rinuncia al possesso del figlio, anche al possesso affettivo, e lo dona.
E in quel momento lo riceve indietro, perché Dio non voleva "il sacrificio del figlio" ma "il sacrificio di Abramo", che in questo modo ha offerto a Dio il proprio desiderio e quello che il figlio rappresentava per lui. E’ una purificazione molto difficile anche da capire, perché arriva al cuore degli affetti familiari e mira al rinnovamento e alla maturazione profonda degli affetti all’interno della famiglia.
Cosicché, come ha detto Padre Piva, i legami affettivi all’interno della famiglia possono diventare fonte di dono per gli stessi membri e per la società, e non legami che chiudono verso l’interno.
E’ il ripensamento della famiglia in chiave cristiana che, portato alle sue estreme conseguenze logiche ed affettive, fa intravedere un potenziale effetto di accoglienza, di apertura, di comprensione, di inclusione della Chiesa come insieme di famiglie.
E’ un tema totalmente aperto, da esplorare, davanti al quale non dobbiamo temere, e accettare integralmente la radicale parola di Dio."


Angelo e Liliana, da Firenze

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